Emergenza Mosul: cosa stiamo facendo?

da un Ponte per…

L’offensiva militare lanciata il 17 ottobre contro Daesh nella città di Mosul, in Iraq, e attualmente in corso potrebbe coinvolgere e causare lo sfollamento di 1 milione e mezzo di civili, di cui circa la metà minori.

Dare una risposta immediata a questa nuova crisi umanitaria attesa da tempo: questo l’obiettivo con cui abbiamo preventivamente elaborato il programma emergenziale “Darna” (La nostra casa).

Il 17 ottobre 2016 è stata lanciata l’offensiva, e nei prossimi giorni si stima che potrebbero essere almeno 200.000 le persone in fuga che necessiteranno di prima assistenza.

Da mesi ormai la coalizione internazionale contro Daesh stava guadagnando posizioni, avvicinandosi progressivamente alla città roccaforte del gruppo in Iraq. Erano state riconquistate importanti città come Falluja, e sono già oltre 250.000 gli sfollati censiti dalle Nazioni Unite, il cui piano di intervento per la risposta umanitaria è coperto solo al 58%.

I nuovi sfollati andranno ad aggiungersi agli oltre 2 milioni di profughi interni causati dall’offensiva di Daesh nell’estate del 2014, che vivono ancora oggi nei campi del nord dell’Iraq e della regione del Kurdistan iracheno (KRG), dove operiamo con le nostre 3 sedi di Erbil, Dohuk e Sulaymayniyah.

Per questo abbiamo predisposto una serie di azioni di breve e medio termine per rispondere all’emergenza.

Da oggi e per i prossimi 8 mesi prevediamo di raggiungere 30.000 persone con kit igienico-sanitari e cucine da campo: materiali definiti “salva-vita” che nell’immediatezza di una crisi sono necessari a prevenire epidemie mettere le persone in condizione di prepararsi il cibo autonomamente.

A questo si affiancherà il lavoro di un’Unità sanitaria mobile che fornirà cure, orientamento e sostegno psicologico con particolare attenzione a donne e bambini.

In una seconda fase il personale medico in servizio presso le cliniche che gestiamo in KRG nell’ambito di altri progetti verrà inviato presso l’Unità mobile settimanalmente, per fare visite di controllo domiciliare in base ai casi che ci verranno segnalati dalle altre organizzazioni attive sul campo.

Il nostro staff inoltre, già impegnato nelle aree di Erbil e Dohuk per assistere le famiglie sfollate irachene e rifugiate siriane, cercherà di fornire sostegno ai nuovi sfollati in fuga da Mosul. I progetti di orientamento, informazione e sostegno psicosociale già attivi da 2 anni verranno riadattati per consentire di far fronte alle nuove esigenze. 

Già dal 2009 operavamo nelle aree della Piana di Ninive cadute sotto il controllo di Daesh, con progetti educativi, scolastici e a tutela delle minoranze, ed abbiamo continuato ad accompagnare la popolazione locale quando ha dovuto trovare rifugio nel Kurdistan iracheno.

In seguito all’avanzata di Daesh siamo rimasti costantemente attivi con progetti di assistenza umanitaria e programmi di più lungo periodo, incentrati in modo particolare sui giovani, sul dialogo inter-comunitario, sulla coesione sociale e sul peacebuilding.

Azioni necessarie per andare oltre l’emergenza, e per preparare il terreno in vista del ritorno delle popolazioni locali nelle aree che saranno gradualmente liberate dalla presenza di Daesh.

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