In una giornata di lutto per le morti di Dacca e la scomparsa di Elie Wiesel

Un messaggio della portavoce AOI Silvia Stilli

È morto Elie Wiesel, l’uomo che raccontò al mondo l’orrore dell’Olocausto. Uomo di pace, gentile personalità eccelsa, di infinita umanità. Se ne va un testimone attivo dell’orrore e dell’odio razziale che stanno alla base di ogni pensiero integralista, comunque e ovunque emerga e si manifesti.

Siamo oggi di nuovo dentro il terrore e l’odio, che alimenta generazioni anche giovani nei luoghi dello sviluppo ineguale, della povertà e della fame: da Kabul ad Aleppo, da Islamab a Instabul, da Parigi e Bruxelles fino a Dacca. Passando per l’Africa assediata dall’integralismo di Boko Haram. Il filo dell’odio e del terrore cresce come malerba e si diffonde, perchè il pensiero positivo e il messaggio di pace e giustizia globale non emergono con forza e determinazione.

L’Europa ha dimenticato la triste Storia che Elie Wiesel ha messo a nudo. Eppure questa Europa ha ancora, se lo vuole, un ruolo decisivo nella difesa dei diritti civili e umani: perchè è nuovamente al centro di uno scontro epocale cui può rispondere solo con la coesione e con l’azione. Perchè è colpita al cuore.

Si riescono a sconfiggere il terrore e l’odio razziale laddove si persegue l’obiettivo di una società globale di diritti, eliminando le cause di povertà e fame e curando le ferite delle genti e dei popoli, affermando ‘senza se e senza ma’, al di là di ogni condizionalità, la dignità della vita e del lavoro. L’Europa se ne faccia prima promotrice.

Elie Wiesel ce l’ha insegnato. Lo salutiamo, mentre piangiamo i morti di Dacca,uniti in una strage che cancella anche per loro ogni dignità. Domandiamoci, come Primo Levi, ‘se questo è un uomo’, oggi come allora. Ciao Elie, riposa nella foresta dei Giusti

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