L’infanzia venduta ai caporali. I bambini-schiavi bulgari costano solo un euro.

C’erano una volta i bambini del caporalato …. e infine vissero come schiavi.

Sarà questa la “favola” che in un futuro non troppo lontano racconteremo a figli e nipoti in ricordo di un Europa e un’Italia dei diritti, dove un tempo i bambini erano solo bambini.

Una favola della disperazione dove i protagonisti sono 2mila persone che ogni anno partono dalla Bulgaria per raggiungere la cittadina sul litorale domitio casertano:  Mondragone.

Intere famiglie bulgare di etnia rom che per 4-5 mesi all’anno – alcuni anche per 8-9 mesi  – si trasferiscono in quattro edifici fatiscenti di dieci piani di fine anni ’70.

I ‘palazzi Cirio’. E’ così che li chiamano da anni ormai i mondragonesi. L’isola bulgara in terra campana – secondo don Franco Alfieri da quaranta anni parroco della zona – dove regna il mercato delle braccia. Braccia di cittadini dell’ “Europa dei Diritti”, uomini, donne, per lo più giovani, e bambini rom bulgari, vittime del caporalato, sfruttati da imprenditori italiani e bulgari.

Tutti vedono i pullmini e gli “autisti” delle quattro del mattino diretti ai campi tra Modragone, Villa Literno e altri comuni dell’Alto Casertano, ma nessuno li ferma, nessuno controlla.

Qui lavorano intere famiglie fino a 12 ore al giorno. Gli uomini prendono tra 2 e 4 euro l’ora (il contratto ne prevede 7,5) le donne la metà, tra 1 e 1,5 euro.  Poi ci sono i minorenni che guadagnano dai 50 ai 75 centesimi all’ora, i più fortunati 1 euro.  Bambini-schiavi, bulgari, di etnia rom, che hanno soppiantato i giovanissimi braccianti senegalesi e ghanesi. Secondo la Cgil sono il 4% della popolazione rom impegnata nelle campagne del Casertano costretti a lavorare 12 ore al giorno sotto il sole cocente.

E’ questa l’infanzia venduta ai caporali per pochi centesimi di euro all’ora.

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