Ong, donazioni e consenso: una questione seria

di Silvia Stilli, portavoce di AOI

Il 12 gennaio la testata internet del quotidiano La Repubblica ha riportato la notizia del calo delle donazioni alle ong nella seconda metà del 2017, come effetto delle accuse sui soccorsi in mare. Viene sctitto che sono a rischio di blocco decine di progetti, non solo quelli per i migranti.

Nella tradizionale trasmissione di Sky andata in onda lo scorso 24 dicembre sul valore del dono, dove ero stata invitata come Portavoce AOI, ho espresso la preoccupazione di un probabile rilevante calo nelle donazioni alle ong. Il timore era nato già dal maggio scorso, con le prime esternazioni e accuse contro le ong impegnate nei soccorsi dei migranti nel Mediterraneo.

Mi riferisco alla famosa definizione ‘ong-taxi del mare’ dell’onorevole del M5S Luigi Di Maio, Vicepresidente della Camera. Il tutto amplificato da alcuni media, anche nazionali, soprattutto a seguito delle dichiarazioni del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro,che facevano riferimento a inchieste per verificare la presenza di atti di favoreggiamento delle navi solidali verso gli scafisti .

Da allora é partita una vera e propria campagna che ha prodotto il proliferare di notizie strumentalmente ‘rivisitate e corrette’, di informazioni, dati e numeri falsi o comunque non supportati da fonti certe. É stato il lungo periodo delle fake news contro l’umanitario.

Dall’iniziativa pubblica promossa con il Forum del Terzo Settore il 10 maggio scorso, cui hanno partecipato anche altre reti e singole ong, alcuni parlamentari, AOI ha denunciato i comportamenti scorretti di alcuni politici e media. Abbiamo messo ripetutamente in evidenza, in interviste e partecipazioni ad eventi, il rischio di un indebolimento della fiducia dei cittadini nei confronti delle organizzazioni di solidarietà. L’arrivo di una lunga estate politicamente ‘calda’ sul tema dei migranti non ci é stato di aiuto. La modalità in cui é maturata la decisione del Ministro dell’Interno, il senatore Marco Minniti, di promuovere e far applicare il Codice di Condotta del soccorso in mare alle ong interessate, ha pericolosamente posto in secondo piano l’osservanza dei codici internazionali dell’aiuto umanitario rispetto ad una scelta, in questo caso, di specifico interesse nazionale. Si é rischiato di incrinare il patto mondiale per la giustizia umanitaria e la difesa dei diritti umani. Lo hanno detto e scritto non solo le ong, ma le stesse organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite.

Il Papa ha più volte richiamato l’attenzione sulla priorità di ‘salvare vite umane’, esprimendo apprezzamento per l’operato delle associazioni del soccorso in mare. La grande rilevanza che media e politica hanno dato all’esigenza di applicare questo Codice di condotta ha di fatto alimentato indirettamente il sospetto diffuso nell’opinione pubblica verso l’operato delle ong.

Abbiamo subíto una lunga stagione di attacchi e dichiarazioni denigratorie, fatto ancor più grave perché ingiustificato: dove sono finite le fantomatiche prove di connivenza delle ong del soccorso in mare con chi gestisce la tratta di esseri umani? Per quale motivo si é deciso di ‘coniare’ il termine ‘buonista’ per dare un’accezione negativa al soccorso dei migranti, rivolto di fatto a tutto l’agire solidale, al punto da far pensare ad una nuova categoria di reato, il ‘reato umanitario’?

Quando i fatti hanno dimostrato che non vi erano giustificate e reali prove di colpevolezza e le accuse sono cadute, abbiamo sperato in molti che la politica, la stampa, le istituzioni coinvolte ammettessero pubblicamente di aver ‘superato il limite’. Non é successo.

L’articolo di Repubblica.it,dalla cui lettura parte la mia riflessione, ci pone inesorabilmente davanti agli occhi il risultato di una stagione oggettivamente difficile e dolorosa per le ong. Siamo stati messi tutti, come soggetti solidali, operativi nel soccorso in mare e non, nelle condizioni di difendere la giustezza della sussidiarietà consapevole e della trasparente azione umanitaria. Si tratta di valori e pratiche che il no profit mette a disposizione per fronteggiare emarginazione sociale e ogni forma di povertà e attacco ai diritti umani.

Avere organizzazioni solidali valorizzate e rafforzate nel loro ruolo é più che mai fondamentale nella comunità, per affiancare le istituzioni nel creare misure efficaci contro la povertà per lo sviluppo e nel far crescere generazioni responsabili e consapevoli, educate ad una cittadinanza capace di affrontare le sfide globali: economiche, ambientali, politiche, sociali e culturali. Il Terzo Settore tutto é un protagonista determinante per affrontare le sfide dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile a livello globale. Lo spiegano economisti di fama internazionale, il mondo della finanza, del profit: é un errore strategico indebolire l’azione del no profit e delle ong, peraltro senza una valida ragione.

Il calo delle libere donazioni alle ong deve preoccupare tutto il Terzo Settore e le istituzioni, é un segnale che va compreso e a cui occorre porre rimedio. Si sta avviando velocemente una campagna elettorale in cui noi attori sociali ci auguriamo che non siano centrali i messaggi demagogici di intolleranza, falsa lettura delle questioni sociali e conseguente spinta a mettere in contrapposizione emergenze, forme di disuguaglianza e povertà.

La solidarietà é un fattore di crescita perché crea consenso rafforzando la coesione sociale, arginando l’isolamento e stimolando la maggiore fiducia nel futuro. Le ong sono una concreta fonte di solidarietà e cooperazione, quindi un investimento per un mondo migliore.

É adesso il momento per istituzioni ancora in carica (il Governo) e forze politiche in campagna elettorale per recuperare terreno perso nel cammino, per fare autocritica e riavviare un dialogo con le ong che superi la brutta stagione che ho descritto. Come messaggio positivo ad un’opinione pubblica che ha infinto bisogno di speranza.

 

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