“Il trattenimento dei 150 migranti a bordo della nave Diciotti ha rappresentato una violazione di massa dei diritti umani”. A sostenere la non legittimità del blocco della nave della Guardia Costiera italiana, ormeggiata al porto di Catania per 5 giorni, ma la cui odissea è durata 10 giorni, e che è costata al ministro dell’Interno e al suo capo di gabinetto, un’inchiesta per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, è Sergio Cipolla, presidente dell’Ong siciliana CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud che attraverso i suoi legali, Giorgio Bisagna e Francesco Billetta, ha presentato alla Procura di Agrigento un esposto sulla vicenda.
La difesa dei diritti umani è il primo punto nella mission del CISS: da 33 anni ci battiamo contro ogni forma di violazione dei diritti non solo in Italia, ma nel sud del mondo, attraverso azioni in contesti di conflitto e con progetti di cooperazione e solidarietà internazionale in molti paesi interessati da fenomeni migratori, lottiamo contro la tratta di esseri umani, in particolare contro lo sfruttamento delle donne, e non possiamo stare zitti di fronte a violazioni di questo genere, avvenute a pochi chilometri dalla nostra sede operativa.
Una questione che deve emergere è che si tratta di una violazione avvenuta ai danni di persone che avevano già subito inaudite violenze; e all’interno di questo gruppo di persone c’erano dei soggetti ulteriormente vulnerabili, vittime di violenze ancora peggiori, donne e minori. Questo tipo di violazione, che non riguarda solo i migranti, fa venire meno un diritto di cittadinanza generale in difesa del quale il CISS si è sempre battuto, ed ognuno di noi ha il diritto-dovere di muoversi ed intervenire per garantirlo. Per fortuna l’Italia è una Repubblica fondata sul diritto, oltre gli strumenti della denuncia verbale e azioni di sensibilizzazione, ci sentiamo in dovere come associazione di muoverci sul piano legale in difesa dei diritti, sanciti dalla nostra Costituzione e dalla normativa internazionale.
Nell’esposto il CISS chiede che si accerti la legittimità dell’operato dei soggetti coinvolti nella vicenda ed in particolare che si accerti:
– se e da chi sia stato dato l’ordine di proibire lo sbarco dei naufraghi,
– se siano state rispettate le procedure operative standard SaR e le competenze del Dipartimento di pubblica sicurezza e di quello delle libertà civili e dell’immigrazione,
– se, in caso di trattenimento indebito, questo sia stato finalizzato a “costringere un terzo, sia questi uno Stato, una organizzazione internazionale tra più governi, una persona fisica o giuridica o una collettività di persone fisiche, a compiere un qualsiasi atto o ad astenersene, subordinando la liberazione della persona sequestrata a tale azione od omissione”.
Chiediamo, inoltre, ai magistrati di verificare:
– se “sia stato legittimo, e non abbia causato danno erariale, il distogliere per numerosi giorni, dall’assolvimento della propria missione istituzionale Nave Diciotti”;
– se il prolungato trattenimento dei migranti a bordo non abbia determinato, o contribuito a determinare, in capo ai “trattenuti” lesioni o malattie del corpo e della mente, soprattutto qualora gli stessi siano stati in precedenza vittime di trattamenti inumani e degradanti o di traffico di esseri umani;
– se, infine, per quanto attiene ai soggetti a stato giuridico militare sia stato eventualmente violato il disposto di cui all’art. 25 numero 2 del Regolamento di Disciplina Militare, e, per quanto attiene al personale della Polizia di Stato, il corrispondente art. 66 comma 2 L. 121/1981 e succ. modifiche e integrazioni.