AOI

Nella Striscia di Gaza, dal 7 ottobre 2023 la risposta militare israeliana agli attacchi di Hamas e della Jihad islamica ha causato oltre 55 mila vittime palestinesi, almeno il 55% donne, anziani e minori. Il 92% delle abitazioni è stato distrutto o gravemente danneggiato; 1,1 milioni di persone hanno urgente bisogno di un riparo. Solo 17 ospedali su 36 sono ancora (parzialmente) funzionanti; nessuno a Rafah e nell’area settentrionale della Striscia. Tra le 10.500 e le 12.500 persone, inclusi almeno 4.000 bambini, necessitano con urgenza di evacuazione medica. 470.000 persone sono entrate nella fase più acuta dell’indice di insicurezza alimentare (fase 5 – catastrofe) e sono a rischio imminente di vita per fame e malnutrizione.

In Cisgiordania e a Gerusalemme Est, l’occupazione, che dura da 58 anni, si è fatta ancora più brutale: oltre 1000 palestinesi uccisi, almeno 17.000 arresti arbitrari, 40.000 persone forzatamente trasferite, tra cui migliaia di donne e bambini. La violenza dei coloni si diffonde nell’indifferenza, quando non con la complicità, delle forze armate israeliane.

Lo ha affermato con chiarezza anche la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) nel suo parere del 19 luglio 2024: la presenza militare e civile di Israele nel Territorio Palestinese Occupato è illegale, e Israele è tenuto a porre fine immediatamente all’occupazione, smantellare le colonie, ritirare le truppe, cessare ogni forma di controllo. È un obbligo assoluto, non condizionato da negoziati o da presunte esigenze di sicurezza.

Anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella risoluzione ES-10/24 del 18 settembre 2024, ha ribadito che gli Stati terzi hanno il dovere di non riconoscere la situazione illegale creata da Israele, non fornire alcun aiuto al suo mantenimento e cooperare attivamente per porvi fine.

Inoltre, la CIG ha riconosciuto l’esistenza di un rischio imminente di genocidio nella sua ordinanza del 26 gennaio 2024 nella causa Sudafrica c. Israele. Ciò comporta obblighi precisi anche per l’Italia e per ogni altro Stato firmatario della Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio: fare tutto ciò che è in proprio potere per prevenirlo o porvi fine.

Da oltre un anno, la situazione umanitaria è catastrofica. Il 2 marzo 2025, Israele ha interrotto nuovamente l’ingresso di aiuti nella Striscia, e il 18 marzo ha interrotto unilateralmente la fragile tregua entrata in vigore a metà gennaio. La fame, la sete, la mancanza di cure e di carburante vengono usate deliberatamente come armi di guerra.

Israele ha militarizzato l’assistenza umanitaria, imponendo che la distribuzione degli aiuti sia gestita dall’esercito israeliano insieme alla GHF (Global Humanitarian Foundation). Questa modalità di distribuzione, priva di garanzie di sicurezza e trasparenza, ha già causato centinaia di morti tra la popolazione civile, intenzionalmente colpita durante gli assembramenti per ricevere cibo e beni di prima necessità.

A fronte di questa situazione, come società civile non possiamo tacere né restare fermi.

Dopo le due carovane solidali “Gaza oltre il confine”, che nel 2024 e nel 2025 hanno portato al valico di Rafah le delegazioni più numerose mai arrivate fin lì, composte da ONG, parlamentari, giornalisti, accademici ed esperti di diritto internazionale, lanciamo un nuovo appello all’azione, per fermare la violenza, difendere il diritto internazionale e sostenere la resistenza civile e popolare del popolo palestinese.

Le nostre richieste immediate:

  • Cessate il fuoco immediato e permanente
  • ⁠Liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti arbitrariamente
  • Apertura immediata dei valichi e pieno accesso agli aiuti umanitari
  • Stop alla fornitura di armi, tecnologie e servizi militari a Israele da parte dell’Italia e dell’UE
  • Adozione di sanzioni contro la leadership politica e militare israeliana, analoghe a quelle applicate alla Russia
  • ⁠Sospensione dell’Accordo di associazione UE-Israele, fondato sul rispetto dei diritti umani
  • Accesso libero e sicuro alla stampa internazionale nella Striscia di Gaza
  • Fine dell’occupazione israeliana nei Territori Palestinesi Occupati, in linea con il parere della CIG
  • Collaborazione con la Corte Penale Internazionale per dare piena attuazione ai mandati di arresto internazionali
  • Sostegno ai meccanismi internazionali di giustizia, come la CIG, la CPI, e le procedure speciali ONU
  • Difendere un’assistenza umanitaria indipendente, neutrale e imparziale
  • Rifiutare ogni forma di controllo politico e ideologico su operatori e beneficiari

Infine chiediamo un impegno concreto anche da parte degli enti territoriali, che nell’alveo delle rispettive competenze e prerogative, sono anch’essi tenuti ad attivarsi per contrastare i crimini internazionali commessi da Israele. Per saperne di più, visita il sito della campagna lanciata da AOI insieme ad altre 13 organizzazioni della società civile.