In occasione del meeting a Roma del 3 febbraio sugli aiuti umanitari per la Siria, la Piattaforma Ong Italiane Mediterraneo e Medio Oriente, AOI e LINK2007 inviano una nota alla delegazione Italiana al meeting.
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A: Ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino
Vice Ministro degli Affari Esteri, Lapo Pistelli
In occasione del meeting a Roma del 3 febbraio sugli aiuti umanitari per la Siria, promosso dall’ONU, desideriamo far giungere la presente nota alla delegazione Italiana al meeting, come contributo della parte di società civile italiana più impegnata sul versante dell’aiuto umanitario e della costruzione della pace nella regione (Siria, Libano, Giordania, Iraq e Turchia per i profughi siriani.)
La Conferenza di Ginevra II non porta pace per le siriane e i siriani ma si è raggiunto l’obiettivo minimo ed indispensabile di aprire i primi corridoi umanitari per far evacuare donne e bambini dalle città, come Homs, sotto assedio. In Siria si continua a morire ogni giorno: oltre 130.000 morti, 200.000 detenuti politici, interi quartieri distrutti, 9 milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari, 6,5 milioni di sfollati interni, 2,3 milioni di rifugiati, 3 milioni di studenti senza scuola, 4,2 milioni di bambini a rischio, 60% tasso di disoccupazione, perdita del 45% del PIL.
- Riteniamo che una risposta umanitaria efficace, slegata da interessi politici, non solo è necessaria per rispondere ai bisogni delle popolazioni colpite ma è uno degli elementi indispensabili per favorire prospettive concrete di riconciliazione e di pace ed avviare un processo che conduca alla risoluzione del conflitto.
- L’efficacia dell’aiuto umanitario non può prescindere dal coinvolgimento della società civile Siriana che, seppure attraversata da mille contraddizioni e sottoposta a pressioni e strumentalizzazioni, tenta oggi di riorganizzarsi anche grazie al supporto di programmi promossi da ONG Internazionali. Nel sostenere il coinvolgimento della società civile un’attenzione particolare deve essere prestata ad assicurare la partecipazione delle donne essendo il rispetto dei loro diritti un elemento critico per una pace giusta e duratura. È necessario sostenere maggiormente quei percorsi e quelle azioni promosse, anche dalle ONG Italiane, in favore degli attori locali della società civile per rafforzarne le capacità di supervisione e monitoraggio da un lato e dall’altro per renderne più incisiva la capacità di creare spazi per un effettivo dispiegamento dell’aiuto (negoziazione di cessate il fuoco locali, interlocuzione con le parti armate presenti sul terreno, etc.)
- La tutela dello “spazio umanitario” deve cominciare dall’identificazione dei bisogni e delle aree di intervento secondo i principi propri dell’aiuto umanitario: imparzialità, neutralità e indipendenza. Accanto alla necessaria iniziativa politica e diplomatica per la soluzione della crisi, è altresì fondamentale che l’aiuto umanitario non venga condizionato e limitato dagli ambiti politici e diplomatici, ma possa raggiungere i beneficiari senza condizionamenti. In tal senso devono essere supportati anche gli interventi umanitari che possono essere intrapresi da un qualsiasi Paese limitrofo in favore di aree geografiche e beneficiari che non possono essere raggiunti tramite i corridoi e i canali eventualmente concessi e garantiti dal governo centrale e che, ad oggi, sono spesso esclusi dagli aiuti
Chiediamo un maggiore impegno dei paesi donatori per far fronte alla crisi ed in particolare:
- La consultazione con le ONG attive nella risposta umanitaria per elaborare una efficace strategia di risposta regionale all’emergenza. Le ONG stanno attualmente assicurando la maggior parte del lavoro diretto sul campo ed è necessario che le strategie umanitarie siano condivise anche con le ONG per garantire l’efficacia degli aiuti.
- Che i paesi donatori avviino politiche di finanziamento di più lungo periodo, visto il perdurare della crisi ed il peso che essa esercita sui paesi confinanti. E’ necessario avere maggiore certezza dei fondi disponibili e finanziare i settori sinora meno sostenuti come protezione, educazione e servizi di base, più cruciali con il perdurare della crisi ed il suo impatto sugli stati confinanti e sulle loro strutture di accoglienza, così come avviare azioni che permettano porre rimedio al processo di impoverimento economico che interessa sia i rifugiati che le comunità ospitanti.
- Una specifica azione di advocacy da parte di tutti gli attori coinvolti nella crisi per avviare una campagna di vaccinazioni sulla polio che possa raggiungere tutti i minori in stato di necessità in Siria.
- Un sistema monitorabile di corridoi umanitari per facilitare l’invio di aiuti in Siria. OCHA dovrebbe creare strumenti adeguati per il monitoraggio degli aiuti inviati nel paese. Tra questi anche facilitare il rilascio dei visti per le ONG che vogliono richiedere l’accesso a Damasco. E’ necessario che OCHA, le agenzie ONU e la comunità dei donatori internazionali facilitino al massimo quelle ONG che vogliono e possono lavorare attraverso le frontiere. La facilitazione deve avvenire sia a livello logistico, sia di negoziazione degli spazi umanitari sia con finanziamenti flessibili che permettano questo tipo di operazioni
- Ai paesi Europei di garantire la protezione umanitaria europea a tutti i rifugiati in arrivo dalla Siria e ove necessario l’adozione di misure di accoglienza e ospitalità in Europa per evitare ai Siriani di finire nelle mani dei trafficanti.
- Un sostenuto intervento della comunità internazionale per l’assistenza e la protezione dei rifugiati Palestinesi che vivono in Siria e che cercano rifugio nei paesi limitrofi (in particolare Libano e Giordania). Le notizie che filtrano dal maggiore campo palestinese in Siria, il campo di Yarmouk, sono estremamente allarmanti, mentre nei paesi vicini i profughi palestinesi di provenienza dalla Siria sono discriminati o addirittura respinti alle frontiere.