I profughi del Kurdistan e un’idea di giornalismo

di Consorzio Ong Piemontesi

La voce dei profughi e un’idea diversa di giornalismo, questo è “Dust, la seconda vita”, il film-reportage realizzato da Stefano Rogliatti e Stefano Tallia, segretario generale dell’Associazione Stampa Subalpina, partner del progetto Dev Reporter Network.
“Abbiamo scelto di mettere a disposizione il nostro tempo libero e le nostre competenze per accendere un riflettore su quella che è la più grave emergenza umanitaria dell’ultimo secolo” sostiene Tallia “ma anche sulle carenze di un certo giornalismo, che troppo spesso manca di raccontare le storie di gran parte del mondo, soprattutto quelle positive di solidarietà ed accoglienza, nei paesi più poveri”.

Dopo l’anteprima di Ferrara al Festival di Internazionale, il 22 ottobre ha debuttato a Torino “Dust, la seconda vita”, il film-reportage realizzato da Stefano Tallia, segretario generale dell’Associazione Stampa Subalpina, partner del progetto DevReporter Network insieme al collega Stefano Rogliatti e altri cinque professionisti. “Voglio partire proprio da qui” sostiene Tallia “perché a chi mi chiede cosa sia “Dust”, voglio rispondere che è anzitutto un’idea, un’idea di giornalismo”.

Nel Kurdistan iracheno vive oggi un milione di profughi. Donne e uomini in fuga dall’avanzata dell’Isis in Siria e Iraq, persone che hanno perso in un attimo tutto ciò che avevano: casa, lavoro, affetti e che in molti casi hanno anche assistito all’uccisione di parenti e amici. Un popolo composto da etnie e religioni diverse, perché la guerra in corso in Medio Oriente non fa alcuna distinzione.

Il documentario vuole contribuire alla riflessione sul tema dei profughi, oggi di drammatica attualità anche all’interno dei confini dell’Europa, ma anche a una riflessione sul giornalismo, che troppo spesso manca di raccontare le storie di gran parte del mondo, soprattutto quelle positive di solidarietà ed accoglienza, nei paesi più poveri.

Quello proposto da “Dust” è infatti il racconto di come un paese povero come il Kurdistan abbia saputo aprire le proprie porte con generosità ai rifugiati e di come essi stessi cerchino di reagire mettendo a frutto le proprie esèerienze e professionalità per “costruire una seconda vita”

Leggi l’articolo completo sul sito internazionale di DevReporter Network

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