La complessità non s’impara in pochi caratteri

Ammettiamolo. Dedicare oggi un numero del giornale al tema dell’educazione suona un po’ come una provocazione, un’estrema difesa di un valore in disuso. In disuso non solo perché diversi movimenti politici sono riusciti a costruire consenso sull’incultura, facendo dell’ignoranza un malinteso segno di vicinanza al “popolo”. Più a fondo, l’educazione oggi è messa in pericolo dai tempi e dagli spazi serrati che vogliono risposte semplici, in pochi caratteri, a problemi complessi.

E invece non c’è nessuna provocazione. È proprio in fondo a questa notte di paure dell’ignoto che occorre trovare il coraggio di ricostruire con le giovani generazioni una nuova “Educazione alla Cittadinanza Globale”, carica di promesse di libertà, diritti e cosmopolitismo.

Perché nessuna alchimia elettorale rimetterà i diritti e l’uguaglianza al centro del dibattito politico. Solo una generazione formata ai valori della cooperazione internazionale.

Perché nessun controllo informatico, nessuna censura, ci salverà dalle “fake news”. Solo la costruzione di un sapere critico e la capacità di leggere la realtà in modo sistemico.

Perché nessuna scorciatoia è prevista per superare le difficoltà dell’incontro con culture diverse. Solo la pazienza di conoscere le storie degli altri e la fatica di costruire relazioni ci permetteranno di godere dei frutti dello scambio culturale.

Non si parte da zero. Le strategie generali sono state definite a livello nazionale e internazionale. Migliaia di pratiche sono già in atto. Occorre solo unirsi a chi è già in cammino.

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